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Conoscere gli attacchi di panico per imparare a gestirli

attacco di panico

Per conoscere gli attacchi di panico, dobbiamo innanzitutto sapere cos’è l’ANSIA. Questa emozione non dovrebbe spaventare, l’ansia è fondamentale e ha un significato dal punto di vista evolutivo, legato alla sopravvivenza: essa ci aiuta a prevenire ed affrontare un pericolo futuro. La beffa però è che spesso la persona ansiosa tende a sopravvalutare l’entità del pericolo (commette errori di pensiero nell’interpretazione e valutazione degli eventi) e si prepara in anticipo, sprecando risorse cognitive e fisiche per affrontare un evento che NON si verifica o si verifica con modalità diverse e migliori rispetto a quelle immaginate. Un vero peccato!

E’ proprio ciò che accade nel PANICO, dove il paziente sbaglia nell’interpretazione del significato dei sintomi fisici e si autosabota, compromettendo le sue prestazioni e il suo funzionamento in tutte le aree di vita: scolastica, lavorativa, relazionale, sociale, personale. Il risultato è una prigione in cui uscire sembra davvero impossibile.

In realtà è una sfida possibile, bisogna solo cambiare prospettiva e comprendere gli errori in cui ricadiamo rimanendo nel cosiddetto circolo vizioso dell’attacco di panico.

Il fine di questo articolo è spiegare la dinamica degli attacchi di panico e imparare a fronteggiare i sintomi, incarnando il ruolo di attori non più passivi, in balia degli eventi, bensì attivi e in grado di avere un controllo su se stessi e sulla propria vita.

Il Disturbo di Panico

Il Disturbo di Panico è molto frequente e può fare davvero paura; spaventa così tanto che spesso, chi ne soffre, si reca al Pronto Soccorso per ricevere aiuto e comprendere le cause dei sintomi talvolta invalidanti. Lì si comprende, una volta escluse tutte le cause organiche, che è solo la manifestazione sintomatologica dell’Ansia. Un sollievo, ma anche una sfida con la propria mente.

Secondo il DSM-5 il Disturbo di Panico è caratterizzato da ricorrenti attacchi di panico inaspettati, in cui si manifestano paura e disagio intensi che raggiungono il picco in pochi minuti. La sintomatologia è sfaccettata e si possono presentare i seguenti sintomi fisici: palpitazioni, sudorazione, tremori, sensazione di soffocamento, dispnea, dolore o fastidio al petto, nausea o disturbi addominali, vertigini o percezione di testa leggera, sensazioni di svenimento, brividi o vampate di calore, parestesie (torpore o formicolio) spesso agli arti, etc. Ci possono essere anche sintomi cognitivi dissociativi: derealizzazione (percepire la realtà diversa da ciò che è) e depersonalizzazione (sentirsi distaccati da se stessi come nella foto qui sotto). Talvolta sono presenti altri sintomi cognitivi ed emotivi come: paura di perdere il controllo, di morire o di impazzire.

depersonalizzazione attacco di panico

Rappresentazione del sintomo dissociativo depersonalizzazione

La persona colpita mostra una preoccupazione persistente per l’insorgere di altri attacchi di panico o per le loro conseguenze e, per questo, può iniziare ad evitare numerose situazioni ed eventi della vita. Si verifica la cosiddetta manifestazione della “paura della paura”.

Il Disturbo di Panico è spesso accompagnato dall’Agorafobia, ossia paura o ansia marcate relative a situazioni in cui è difficile o imbarazzante trovare una via di fuga e ricevere aiuto in caso di attacco di panico o sintomi invalidanti oppure imbarazzanti (essere in uno spazio aperto, chiuso, affollato, in fila, prendere un mezzo di trasporto, trovarsi fuori casa da soli). Le situazioni in parola vengono mal sopportate, evitate oppure affrontate solo in presenza di un accompagnatore. Si perde così la libertà e l’autonomia.

Gli attacchi di panico possono anche manifestarsi nel contesto di altri disturbi come “Disturbo d’ansia sociale” (fobia sociale), “Fobie specifiche”, “Disturbo d’ansia generalizzato”, etc. Come è possibile comprendere, sono trasversali a più disturbi. Per questo motivo è fondamentale fare bene diagnosi differenziale per vincerli, comprendendo bene i meccanismi sottostanti, le situazioni in cui si verificano, le cause e i fattori di mantenimento.

Lo spettro sintomatologico del panico è ampio e variegato; per questo, sebbene molti pazienti hanno la stessa diagnosi per caratteristiche comuni, non esiste mai un paziente uguale ad un altro. Ogni paziente deve ricevere, per tanto, un trattamento psicologico personalizzato.

Il circolo vizioso degli ATTACCHI DI PANICO

Lo psicologo David Clark ha ideato il modello cognitivo del Panico, conosciuto meglio come “circolo vizioso del panico” (schema riportato in basso) il quale evidenzia e descrive con un flow-chart la sequenza di eventi che portano all’insorgenza degli attacchi di panico e al loro mantenimento.

Secondo questo modello si verificano, nelle primissime fasi, alcune situazioni scatenanti interne o esterne che fanno entrare la persona nella spirale dell’ansia. Gli stimoli scatenanti interni possono essere sensazioni fisiche, pensieri, immagini o ricordi. Gli stimoli scatenanti esterni possono essere luoghi, eventi, persone, oggetti. La persona, in presenza di una o più situazioni scatenanti inizia a percepire, in modo soggettivo, una minaccia (“Avrò un attacco di panico”); tale interpretazione conduce all’incremento dell’emozione dell’ansia/spavento, scatena i sintomi fisici e cognitivi del panico, i quali, a loro volta, vengono interpretati erroneamente (“Mi verrà un attacco cardiaco”; “Avrò un ictus”; “Perderò il controllo”; “Impazzirò”; “Sverrò”). La persona entra così nel circolo vizioso del panico, che continua in modo virtuoso fino al picco dell’ansia per poi estinguersi spontaneamente nel giro di una decina/quindicina di minuti.

Quello che bisogna, inoltre, comprendere sono i fattori di mantenimento del panico: situazioni che vengono evitate per paura che insorgano attacchi di panico, attenzione selettiva al corpo e comportamenti protettivi (come per esempio controlli sui sintomi) che la persona mette in atto, ingenuamente, per proteggersi. Queste scelte comportamentali non aiutano, anzi, mantengono e peggiorano il problema, poiché non danno la possibilità alla persona di mettersi alla prova, sfatare le convinzioni erronee che possiede e portano ad amplificare i sintomi (in particolare l’attenzione selettiva ai sintomi fisici), peggiorandoli nel lungo periodo.

circolo vizioso attacco di panico

Circolo vizioso del Panico (Clark, 1996)

Tecniche psicologiche e psicoterapiche per gestire gli attacchi di panico

Per prima cosa si dovrebbe fare una buona DIAGNOSI DIFFERENZIALE per comprendere approfonditamente le cause degli attacchi di panico e vedere se si manifestano nel contesto di un altro disturbo psicologico.

Poi, si dovrebbe procedere con una buona PSICOEDUCAZIONE, al fine di spiegare e conoscere bene il Circolo vizioso del panico per applicarlo al caso specifico, comprendendo i meccanismi sottostanti ai propri personali attacchi di panico. Di fondamentale importanza è eliminare i comportamenti protettivi e incominciare gradualmente ad esporsi alle situazioni ansiogene.

La psicoterapia cognitivo comportamentale fornisce ottimi strumenti per il trattamento degli attacchi di panico. Prepara il paziente ad esporsi alle situazioni, secondo una gerarchia stilata insieme al paziente, dalla meno ansiogena alla più ansiogena, prima in immaginazione e poi in vivo. Questa tecnica si chiama desensibilizzazione sistematica e si applica dopo che il paziente ha appreso tecniche di rilassamento (rilassamento muscolare progressivo di Jackobson, training autogeno di Schultz, tecniche immaginative) e di meditazione (mindfulness). Sotto rilassamento, così, il paziente impara ad affrontare le situazioni evitate gestendo finalmente l’ansia.

Nell’ambito della Psicoterapia cognitivo comportamentale anche l’ACT (Terapia dell’Accettazione e dell’Impegno) è molto utile per imparare ad osservare in modo consapevole e accettare emozioni, sensazioni e pensieri negativi mantenendo un buon controllo di sé.

Anche la Terapia EMDR si è dimostrata efficace per la risoluzione degli attacchi di panico. Seguendo un protocollo specifico con stimolazioni bilaterali alternate (movimenti oculari, stimoli tattili o uditivi sinistra-destra) si estingue il panico, lavorando sui ricordi negativi degli attacchi di panico (il primo, il peggiore e l’ultimo). Dopo aver desensibilizzato l’emozione collegata a tali ricordi e aver acquisito una prospettiva più matura della situazione si prepara il paziente ad affrontare il futuro e le situazioni prima evitate, installando risorse di padronanza ed autoefficacia.

 

Se può interessarti, ho parlato degli attacchi di panico anche in questo breve video sulla mia pagina Facebook.

 

Nel Centro Lotus applichiamo tutte le tecniche psicologiche e psicoterapiche all’avanguardia sopra descritte e vantiamo eccellenti risultati terapeutici legati agli attacchi di panico. Rivolgiti a noi senza esitare se non riesci ad uscirne da solo.

 

Articolo redatto dalla dott.ssa Veronica Macripò
Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale
Terapeuta EMDR e Istruttrice Mindfulness

veronica macripo psicologa taranto