Come funziona il processo di elaborazione dei traumi e quali sono le tecniche di Psicoterapia che lo consentono? Questo articolo si pone come obiettivo di rispondere a questa domanda e di donare speranza a chi è colpito da un trauma: esistono, infatti, concrete possibilità di estinguere la sintomatologia e uscire dal tunnel della sofferenza.
Il trauma, secondo il Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali (DSM-5), è un’esperienza di vita particolarmente disturbante, vissuta direttamente o indirettamente, relativa a esposizione a morte reale o minaccia di morte, gravi lesioni o violenza sessuale. Tale tipologia di trauma è denominata “Trauma“, con la T maiuscola.
Vi sono, inoltre, eventi particolarmente negativi e talvolta ripetuti nel tempo denominati “traumi” con la t minuscola. Esempi di traumi sono rifiuti, umiliazioni, separazioni, litigi, bullismo etc., che incidono profondamente sulla psiche della persona colpita e i cui effetti possono manifestarsi con una sintomatologia sfaccettata.
Quali sono i sintomi e i disturbi che possono insorgere in seguito a eventi traumatici?
La persona colpita da eventi traumatici può manifestare numerosi sintomi: iperarousal (iperattivazione emotiva), allerta e ipervigilanza per la sensazione soggettiva di vivere in uno stato di pericolo e non sicurezza, pensieri e immagini intrusive (anche sotto forma di flashback relativi all’evento), visione negativa e pessimistica del futuro, disturbi del sonno e incubi, difficoltà di concentrazione, apatia, irritabilità.
Capita spesso, inoltre, che il paziente eviti numerose situazioni o persone connesse al trauma vissuto, isolandosi dal mondo, rifugiandosi nella sua casa che diverrà la propria zona comfort.
In determinati casi la persona traumatizzata si lega a una figura di riferimento per la paura di rimanere da sola. L’ansia intensa a volte può sfociare in attacchi di panico e dar luogo a sintomi dissociativi (depersonalizzazione e derealizzazione) in cui il paziente, in specifici momenti e situazioni ansiogene, si sente distaccato da se stesso o percepisce la realtà diversa da come è effettivamente.
Inizialmente può manifestarsi una sintomatologia acuta (come nel caso del DPTS – disturbo post traumatico da stress ACUTO, con sintomi che durano fino a un mese) che nel tempo può evolversi e dar luogo ad un DPTS CRONICO (sintomi che durano più di un mese dall’evento traumatico).
Nei casi di traumi cumulativi (ripetuti nel tempo) la condizione psicopatologica può aggravarsi ulteriormente e dar luogo a disturbi dissociativi, disturbi dell’umore, dipendenze, disturbi alimentari, disturbi di personalità (primo tra tutti il Disturbo Borderline di Personalità). Un’attenta e accurata valutazione psicologica può evidenziare tutti i disturbi mentali contemporaneamente presenti e orientare la psicoterapia nel processo di elaborazione dei traumi.
Ai sintomi, spesso invalidanti, manifestati dalla persona colpita, si aggiunge la sensazione di essere soli e non compresi dai familiari, amici e parenti più stretti. Ciò aumenta ancor di più l’isolamento.
Come avviene il processo di elaborazione dei traumi?
Accade sovente che, in seguito all’evento traumatico, alcune esperienze correttive positive possano condurre all’elaborazione del trauma in modo spontaneo e naturale. Ci sono inoltre, alcuni fattori protettivi interni al paziente, quali sostegno sociale, motivazione e spinta all’azione, cultura e ricerca di informazioni, che possono fungere da protezione e stimolo alla metabolizzazione. Ognuno di noi possiede un Sistema Interno di Guarigione con determinate caratteristiche che può operare in autonomia.
Può accadere, però, che il processo innato di elaborazione dei traumi si blocchi e l’evento traumatico figuri come un frammento mnestico con tutti i dettagli esperiti al momento dell’accadimento (sensazioni sensoriali, emozioni e pensieri disfunzionali), non integrato in modo coerente e lineare nella rete dei ricordi personali.
Per mantenere salda l’identità e preservare l’equilibrio psicofisico, si dovrebbe sviluppare una ordinata e coerente Memoria Autobiografica, connettendo tra loro tutte le esperienze di vita vissute e percependole in modo distaccato, ossia emotivamente neutrale. Se la narrazione di una memoria traumatica causa iperattivazione emotiva (pianti, agitazione e rabbia), allora si è di fronte a una mancata elaborazione del trauma.
Cosa puoi fare per aiutarti nell’elaborazione dei traumi?
Nei casi di blocco dell’elaborazione del trauma, un aiuto professionale è la migliore scelta, poiché la psicoterapia, con specifiche tecniche, può davvero desensibilizzare il ricordo traumatico e produrre una remissione della sintomatologia.
Nel mio Centro Lotus di Psicologia e Psicoterapia adoperiamo le migliori e più efficaci tecniche evidence based per l’ elaborazione dei traumi. Il nostro approccio cognitivo comportamentale propone terapie di esposizione in immaginazione, di esposizione in vivo e tecniche esperenziali di reparenting della Schema Therapy.
La terapia di esposizione in immaginazione consente, in un contesto protetto (lo studio del terapeuta) e dopo adeguato rilassamento, di rivivere in immaginazione gli episodi traumatici in ordine cronologico, narrandoli in prima persona al tempo presente, fino a quando l’emozione disfunzionale diventa neutrale e il ricordo viene desensibilizzato ed elaborato.
La terapia di esposizione in vivo consiste nel programmare esperimenti comportamentali ed esposizioni a situazioni connesse al trauma, secondo una gerarchia. Si parte dalla situazione meno ansiogena fino ad arrivare alla più ansiogena, al fine di estinguere l’ansia e i processi di generalizzazione della paura derivanti dall’esperienza traumatica, adoperando strumenti terapeutici di autoregolazione emotiva.
Le tecniche esperenziali di reparenting della Schema Therapy (terapia all’avanguardia appartenente alla terza generazione delle tecniche cognitivo comportamentali) permettono al paziente, grazie all’aiuto del terapeuta che funge da adulto funzionale, di ristrutturare le memorie traumatiche, consentendogli di esprimere completamente le emozioni represse e dandogli la possibilità, per la prima volta, di soddisfare i bisogni frustrati che hanno dato luogo a schemi disfunzionali.
La Terapia EMDR
Molto efficace e soprattutto molto veloce è, infine, il metodo EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing), un approccio strutturato che consta di 8 fasi e che consente di lavorare su tutti i dettagli delle memorie traumatiche (sensoriali, sintomi corporei, emozioni e pensieri), mentre il paziente segue le dita del terapeuta secondo un movimento nel campo visivo sinistra-destra. La stimolazione visiva bilaterale può alternarsi anche a stimolazioni tattili o uditive bilaterali. Tale dual task consente al cervello del paziente di riattivarsi, sbloccare l’emotività inespressa, desensibilizzare l’emozione intensa, attribuendole un nuovo e più funzionale significato e integrandola correttamente nella propria memoria autobiografica.
L’effetto finale è la percezione, da parte del paziente, del ricordo traumatico come lontano, offuscato e neutrale, non più doloroso bensì compreso e accettato. L’EMDR lavora su 3 stadi: passato (eventi avversi della propria vita), presente (situazioni scatenanti la sintomatologia) e futuro (sfide future da affrontare). Il paziente, ovviamente, viene supportato e preparato a 360 gradi dal terapeuta durante tutto il percorso di elaborazione dei traumi.
Se può interessarti, ho parlato dell’elaborazione dei traumi anche in questo breve video sulla mia pagina Facebook.
Se hai bisogno di aiuto, non esitare a contattarci, sapremo fornirti un valido e prezioso aiuto che ti porterà a rivedere la luce.
Articolo redatto dalla dott.ssa Veronica Macripò
Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale
Terapeuta EMDR e Istruttrice Mindfulness