I cambiamenti dell’età evolutiva
Per capire in cosa consiste la psicoterapia dell’età evolutiva, bisogna prima comprendere cosa è l’età evolutiva; essa rappresenta un periodo peculiare e sensibile del ciclo di vita, in cui il bambino entra in contatto con il mondo esterno (suoni, immagini ecc) ed interno (sensazioni corporee, bisogni ecc), avvia la sua esplorazione e attribuzione dei primi significati, al fine di costruire un sistema di conoscenze. Il gioco è, d’altronde, l’attività più congeniale e spontanea dell’età infantile. Esso riveste un ruolo cruciale nello sviluppo cognitivo, affettivo e sociale del bambino, come disse lo psicologo epistemologo svizzero Jean Piaget: “il gioco è il lavoro dell’infanzia”.
Dal punto di vista neuroscientifico, infatti, il cervello del bambino ha molti più neuroni e connessioni sinaptiche di quello adulto, un substrato neurale funzionale all’apprendimento: processi noti con i termini “proliferazione” e “sinaptogenesi”. Dalla preadolescenza sino ai vent’anni inizia il processo detto “pruning” o “potatura sinaptica”, guidato sia dal corredo genetico che dall’ambiente di vita, ovvero le connessioni sinaptiche che vengono utilizzate diventano sempre più efficienti, quelle che non vengono esercitate a sufficienza sono rimosse. Ecco perché, esperienze sane e positive in tale fascia d’età sono estremamente importanti, per la creazione, il rafforzamento e il mantenimento di connessioni cerebrali, e l’attivazione di circuiti cerebrali specifici. L’immagine mostra tale processo, dai 5 ai 20 anni vi è una progressiva riduzione della materia grigia (neuroni e sinapsi), sfoltimento e precisazione dei circuiti neuronali.
Successivamente, si aggiunge il processo della “mielinizzazione” ovvero le connessioni sinaptiche divengono più veloci e stabili. Pertanto, in adolescenza rimangono nel cervello meno connessioni ma più rapide. Le prime regioni del cervello che raggiungono la maturità cerebrale sono localizzate nella parte posteriore dell’encefalo (queste servono a interpretare, attraverso i nostri sensi, l’esperienza diretta con l’ambiente); l’ultima parte del cervello a cui lo sfoltimento sinaptico conferisce forma e dimensioni adulte, è la corteccia prefrontale, sede delle cosiddette “funzioni esecutive”: pianificazione, definizione delle priorità, organizzazione dei pensieri, controllo degli impulsi, valutazione delle conseguenze delle proprie azioni. In altre parole, l’ultima parte del cervello a maturare è quella coinvolta nella capacità di prendere decisioni ponderate e responsabili.
Nel corso degli anni, il bambino prima, il fanciullo e l’adolescente poi, vive importanti cambiamenti (fisici, emotivi, comportamentali), continue prove e molteplici sfide quotidiane, quali: confrontarsi con adulti diversi dai suoi genitori, con l’apprendimento di nuove regole, l’inizio della scuola, le prestazioni scolastiche, il confronto con i coetanei, intraprendere scelte concernenti la scuola superiore o l’università o un percorso professionalizzante/lavoro, che lo condurrà all’ingresso del mondo adulto. Tutto ciò inciderà notevolmente sulla formazione della personalità.
Crescere è un’attività che accomuna tutti, ma a volte ci si trova davanti a momenti di vita critici e non possiamo dare per scontato che tutti abbiano gli strumenti emotivi, cognitivi e relazionali per affrontare ciò senza grosse ripercussioni. Inoltre, esistono i cosiddetti fattori di rischio che possono portare ad una insorgenza di psicopatologia.
Questi sono riconducibili a tre categorie: temperamentali (es. ridotta inibizione comportamentale, difficoltà di autocontrollo, ridotta regolazione emotiva), genetici o fisiologici (anomali metaboliche, carenze nutrizionali, familiarità per disturbi psicologici/psichiatrici), ambientali (fumo in gravidanza, esposizione all’alcol come anche uso di sostanze stupefacenti durante il periodo intrauterino, esposizione a neurotossine o infezioni, nascita prematura o basso peso alla nascita, incuria/trascuratezza fisica e/o affettiva, stile di attaccamento insicuro o disorganizzato, traumi).
Pertanto, talvolta, il malessere e il disagio durante l’età evolutiva, può essere verbalizzato oppure solo somatizzato, e manifestarsi sotto forma di sintomi vari, più o meno intensi, a livello fisico, comportamentale, emotivo-relazionale, i quali verranno esaminati con cura dallo Psicoterapeuta dell’età evolutiva.
Importante è specificare che non tutto è indice di psicopatologia, per questo nella fase di assessment iniziale, prima di intraprendere un percorso di psicoterapia dell’età evolutiva:
- si impiegano test standardizzati e il colloquio clinico basato sul DSM-5 o l’ICD-11 per un’adeguata anamnesi e diagnosi;
- gran parte del lavoro clinico in tale ambito è svolto in un’ottica preventiva, al fine di evitare il protrarsi nel tempo di condizioni di stress, intervenire precocemente per sostenere una traiettoria evolutiva adattiva e potenziare le risorse del minore.
Sfatiamo dunque il mito: non è necessario che la situazione sia grave per rivolgersi a uno Psicologo Psicoterapeuta! Un intervento psicoeducativo o di psicoterapia dell’età evolutiva è un investimento per il futuro del giovane.
Le life skills in età evolutiva
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sostiene che la salute è “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplice assenza di malattia”.
Le Life Skills sono le competenze che portano a comportamenti positivi e di adattamento che rendono l’individuo capace di far fronte efficacemente alle richieste e alle sfide del vivere quotidiano. La psicoterapia dell’età evolutiva – come raccomandato dall’OMS – parte proprio dalle life skills per sostenere e migliorare la salute mentale di bambini e adolescenti. Tali competenze possono essere raggruppate secondo 3 aree:
- EMOTIVE: consapevolezza di sé, gestione delle emozioni, gestione dello stress,
- RELAZIONALI: empatia, comunicazione efficace, relazioni efficaci,
- COGNITIVE: risolvere i problemi, prendere decisioni, pensiero critico, pensiero creativo.
Chi è lo psicoterapeuta dell’età evolutiva e quando intraprendere un percorso
Lo psicoterapeuta dell’età evolutiva è un professionista, laureato in psicologia o medicina, abilitato a svolgere attività di psicoterapia dopo aver frequentato una scuola di specializzazione di 4 anni.
Lo Psicoterapeuta compie inizialmente un’accurata analisi del funzionamento del bambino/adolescente, cioè di come sono interconnessi i suoi pensieri, le sue emozioni e come questi influenzino i suoi comportamenti e le sue relazioni interpersonali. Successivamente il professionista condivide con la famiglia una “fotografia” del bambino/adolescente proponendo un percorso terapeutico sulla base delle sue caratteristiche individuali e dei suoi bisogni, che esula quindi dalla sterile etichetta diagnostica.
Quando il bambino/adolescente manifesta difficoltà nell’affrontare situazioni e momenti di vita dal forte impatto emotivo o si evincono determinati segnali di disagio continuativo nel tempo.
Di seguito alcuni esempi:
- periodi di particolare tensione in famiglia (ad es. separazioni, lutti, malattie, grandi cambiamenti di vita);
- comportamenti problematici o periodi di regressione nelle competenze del bambino che non si modificano, nonostante si siano già messi in atto dei tentativi;
- ritardo nell’acquisizione di importanti tappe evolutive come il controllo degli sfinteri superati i 3 anni, enuresi notturna, encopresi;
- difficoltà di regolazione del bambino sul piano emotivo-comportamentale (es. fatica con regole e limiti);
- difficoltà di attenzione, comunicazione o apprendimento;
- disturbi del sonno;
- desiderio da parte dei genitori di ricevere un consulto su temi di interesse psicoeducativo;
- vissuti di preoccupazione o ansia accompagnata da eventuali lamentele somatiche;
- umore irritabile e/o triste per la maggior parte del giorno;
- sentimenti di inferiorità, bassa autostima, inadeguatezza, pessimismo, perdita di speranza nel futuro;
- improvvisa chiusura in sé o ritiro sociale;
- controllo inadeguato della rabbia (comportamenti auto/etero distruttivi)
- anedonia e passività sia motoria che ideativa (es. riduzione di interesse per le attività scolastiche, ludiche e sportive);
- difficoltà di concentrazione protratta nel tempo;
- problemi relazionali (es. eccessiva timidezza, tendenza all’isolamento, aggressività);
- condotte antisociali;
- abuso di sostanze;
- idee/tentativi di suicidio;
- deliri e allucinazioni.
Come si svolge una seduta/percorso di psicoterapia dell’età evolutiva?
Si possono delineare tre fasi. Dapprima, il processo diagnostico (in genere 3-5 colloqui) consistente in un primo colloquio con i genitori per inquadrare le tematiche principali da affrontare, raccogliere dati anamnestici del bambino/adolescente, del suo funzionamento nel contesto famigliare, scolastico ed extra-scolastico, e per ricevere il consenso informato per la prosecuzione dei colloqui con il minore. Quest’ultimi si articolano in: osservazione del comportamento del bambino attraverso attività ludiche, utilizzo del disegno, colloquio clinico, somministrazione di test psicodiagnostici standardizzati per età e scolarità.
Le difficoltà psicopatologiche in età evolutiva si distinguono in due grandi aree: sintomi “internalizzanti” (sentimenti di profonda tristezza e inadeguatezza, apatia, affaticabilità, perdita d’energia, ridotta concentrazione, ritiro sociale, ansia generalizzata o specifica, lamentele somatiche) e sintomi “esternalizzanti” (oppositività, impulsività, iperattività, esplosioni di rabbia, aggressività). Si sottolinea che i sintomi diventano disturbi quando assumono caratteristiche croniche, provocando conseguenze negative per sé e/o per gli altri. Inoltre, essi devono essere inquadrati in una prospettiva temporale (che tenga in considerazione sia la fase dello sviluppo in cui si trova il paziente, sia l’evoluzione del processo psicopatologico) e sistemica (meccanismi ricorsivi interpersonali che predispongono/mantengono la sintomatologia e riguardano le figure di attaccamento del paziente, la famiglia allargata, i coetanei e anche il sistema scuola).
Una volta effettuata la diagnosi, lo psicoterapeuta restituisce quanto emerso ai genitori e al minore per poter programmare e condividere gli obiettivi terapeutici. Obiettivi tipici sono: la riduzione o la risoluzione della sintomatologia clinica, trattare le eventuali comorbidità, prevenire le ricadute, prevenire la cronicizzazione e possibili complicanze, migliorare l’adattamento sociale e funzionale del minore.
A tal propositivo, è utile menzionare una lungimirante ricerca di Loeber e colleghi (2000) che evidenzia le traiettorie dello sviluppo in caso di disturbi in età infantile/adolescenziale non trattati, portando ad esiti psicopatologici in età adulta (es. disturbi dell’umore, di personalità o da uso di sostanze).
La prognosi dipende dalla gravità del disturbo, dal tempo che intercorre tra l’esordio dei sintomi e l’inizio della terapia, dalla motivazione al trattamento del bambino/adolescente e dal livello di collaborazione dell’ambiente familiare al progetto terapeutico.
Segue la fase terapeutica, che è personalizzata su ogni paziente e assume connotazioni specificatamente rispondenti al livello di sviluppo.
Nella fase conclusiva del percorso psicoterapico si aggiornano i genitori sull’andamento della terapia e sugli obiettivi raggiunti. Inoltre si programmano colloqui di follow-up, ovvero controlli periodici per un mantenimento nel tempo dei traguardi raggiunti e prevenzione delle ricadute.
La Psicoterapia dell’età evolutiva di stampo cognitivo comportamentale
La psicoterapia impiegata presso il centro Lotus è la CBT: Cognitive-Behaviour Therapy, che è il trattamento di prima linea per numerosi disturbi psicologici a esordio infantile o adolescenziale (ad es. disturbi della sfera ansiosa, ansia generalizzata, fobie specifiche, ansia sociale, ansia da separazione, ansia da prestazione, depressione infantile, ADHD, disturbo oppostivo-provocatorio, disturbo della condotta, discontrollo degli impulsi, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbi del comportamento alimentare, dipendenze).
Seguendo protocolli ad hoc, il terapeuta offre al bambino/adolescente uno spazio di ascolto empatico e non giudicante, impiegando il gioco e il disegno (per i pazienti più piccoli), come anche il dialogo, tecniche immaginative e di role play, lo aiuta a comprendere i suoi pensieri negativi/disfunzionali, a riconoscere le emozioni che ne conseguono e i comportamenti sintomatici, gli trasmette tecniche di autoregolazione emotiva e comportamentale per poter affrontare efficacemente situazioni analoghe in futuro. In caso di disturbi della sfera intellettiva, vengono effettuate, altresì, attività di potenziamento cognitivo.
Alcune tecniche di intervento impiegati nella CBT – con strumenti adeguati all’età del paziente che permettono una piena comprensione e coinvolgimento – sono: psicoeducazione sui sintomi o disturbo, ristrutturazione cognitiva, riattivazione comportamentale, modificazione delle strategie di coping (rinforzo dei comportamenti adeguati, problem solving), tecniche immaginative ed esperenziali, momenti supportivi, training delle abilità sociali (assertività), accentuazione degli atteggiamenti positivi ed esposizione graduale in immaginativo e in vivo (autostima e autonomia), parent training (per la modificazione delle modalità comunicative nel contesto famigliare).
Il centro Lotus impiega anche la Mindfulness, una pratica di meditazione evidence based ideata dal medico biologo Jon Kabat-Zinn presso University of Massachusetts, per la riduzione dello stress (Mindfulness-Based Stress Reduction, MBRS) i cui programmi sono celebri in tutto il mondo. La Mindfulness viene utilizzata sia nella popolazione non clinica per potenziare le competenze trasversali (life skills menzionate all’inizio dell’articolo), incrementare la regolazione emotiva, la flessibilità cognitiva e la mentalizzazione, tutte componenti fondamentali nel prevenire l’esordio di episodi psicopatologici in adolescenza; sia in quella clinica per ridurre sintomi ansiosi, depressivi, nell’ambito del trattamento del disturbo ADHD, oppositivo-provocatorio e della condotta (Perilli e colleghi, 2020; Tria e colleghi, 2016; Snel, 2015).
La Terapia EMDR in età evolutiva
Inoltre, nel centro Lotus adottiamo l’EMDR (Eyes Movement Desensitization and Reprocessing), un metodo utilizzato prevalentemente nel trattamento dei traumi come lutti, separazioni, incidenti, disastri naturali, violenze ed abusi sessuali e/o psicologici, bullismo. Viene inserito all’interno del percorso psicoterapeutico ed è finalizzato alla desensibilizzazione rapida degli eventi traumatici ed alla conseguente riduzione del sintomo e del disagio (stress emotivo, pensieri invadenti, ansia, flashbacks, incubi). L’EMDR ė un metodo molto efficace ed è utilizzato, oltre che negli adulti, anche nel trattamento di bambini e adolescenti, portando alla risoluzione dei sintomi dipendenti dal Trauma (Baek e colleghi, 2019; Bisson e colleghi, 2007; Shapiro e Maxfield, 2002).
Questi infatti se non trattati, possono alterare in modo temporaneo o permanente non solo la capacità di affrontare le situazioni, ma anche la loro percezione di pericolo, predisponendo l’individuo a disturbi mentali futuri (fattore di rischio).
Il parent training: intervento necessario in un percorso di psicoterapia dell’età evolutiva
Nell’ambito della terapia dell’età evolutiva, il sostegno alla genitorialità è fondamentale, al fine di fornire indicazioni pratiche per gestire situazioni concrete esemplificate durante la seduta.
In particolare, nella fascia di età inferiore agli 8 anni, i genitori rappresentano gli interlocutori privilegiati per la realizzazione del progetto terapeutico. Il genitore è da considerarsi come il primo esperto del figlio, così come una delle principali figure di riferimento grazie alle quali il bambino impara a regolare i propri stati interni. Il terapeuta accompagna i genitori a riflettere sul proprio stile comportamentale e genitoriale, a comprendere come questi influenzino il modo in cui il bambino impara a regolare le sue emozioni e i suoi pensieri, interiorizzando nel contempo schemi d’azione. L’obiettivo centrale del lavoro è quello di aiutare i genitori a capire le proprie criticità e motivarli verso modalità di comportamento, di comunicazione e di gestione emotiva più funzionali e sereni per tutta la famiglia. Pertanto, lavorare per il bambino anche insieme ai genitori e a volte agli insegnanti, diventa significativo per vedere dei cambiamenti concreti nella quotidianità del minore.
Terapia farmacologica e psicoterapia dell’età evolutiva
Nei casi più gravi e complessi si valuta la possibilità di una terapia combinata: psicoterapia e trattamento farmacologico (come suggeriscono le stesse linee guida SINPIA – Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza). Gli psicofarmaci si ricorda che sono prescritti dal neuropsichiatra infantile.
In ultima battuta, desidero sottolineare due aspetti per me fondamentali come Psicologa e Psicoterapeuta dell’età evolutiva e come membro dello staff Centro Lotus:
- qualora si ravvisino segnali di disagio è estremamente importante avviare un intervento precoce con specialisti del settore, operanti nelle AUSL territoriali o nel privato, ed impiegare trattamenti evidence-based;
- compito della comunità intera è di combattere lo stigma legato alla salute mentale e supportare il più possibile i bisogni emotivi e culturali di bambini/adolescenti, loro sono il nostro futuro!
Ricordiamoci che, nella famosa Carta di Ottawa, l’OMS scrive: “La salute è creata e vissuta dalle persone all’interno degli ambienti organizzativi della vita quotidiana: dove si studia, si lavora, si gioca e si ama”.
Articolo redatto dalla dott.ssa Annagrazia Tria,
Psicologa e Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale,
Terapeuta EMDR, Specializzata in Psicoterapia dell’Età Evolutiva